Cambio di scena, non di spessore umano.

La nebbia stavolta è quella vera, ma pare quella che si trova in fondo ad un bicchiere di alcool. La compagnia è reale: una donna seduta al proprio fianco in automobile.

Dopo il festeggiamento, permane una tristezza, un senso di solitudine, un grigiore nelle solite cose, nei soliti luoghi.

Poi, ad un tratto, un avvenimento inaspettato, una novità, cambia la prospettiva: il suono della fisarmonica trasfigura l’esperienza.

Il volto dell’amata riacquista la bellezza persa nell’abitudine della quotidianità, più o meno lieta.

Comincia a riemergere la grande promessa: l’istante acquista valore.

Di conseguenza, riaffiora la letizia.

Si fa avanti la possibilità di un “per sempre” che renda veri i rapporti, di dire all’altro: “Tu non puoi morire” (Gabriel Marcel, La mort de demain), e quindi di amarlo realmente.

 

La fisarmonica di Stradella

(Paolo Conte)

Cos’è la pianura padana

Dalle sei in avanti,

Una nebbia che sembra di essere dentro

A un bicchiere di acqua e anice, eh già…

L’ha detto anche oggi la radio, ed è vero,

È l’una passata e nell’auto

Mi sembra di essere solo:

Perché tu non parli con me…

Ti sei addormentata

Non appena tu sei salita

Dopo il ballo domenica sera è sempre così,

E mi tocca riportarti fino a casa

E i chilometri sono più lunghi perché…

È grigia la strada ed è grigia la luce

E Broni, Casteggio,

Voghera son grigie anche loro,

C’è solo un semaforo rosso quassù…

Nel cuore, nel cuor di Stradella

Che è quella città

Dove tutte le armoniche di questa pianura

Sono nate e qualcuno le suona così…

Il motore è al minimo

E sento passare

Nell’aria quel suono,

Ti guardo che dormi,

Mi sembri diversa, ma tanto diversa,

Lo so…

Al dolce suono della

Fisarmonica di Stradella

Tu mi sembri ancora più bella

Di quello che sei

E mi piace trasportarti nella notte

Per tutta la notte, così questa notte

E per sempre così!…

LP: “Paolo Conte”, 1974 – 3’18” – Autore: P. Conte.